04 settembre 2024

Oltre al danno il flop (anche per merito della mobilitazione No Todays)


Apprendiamo dagli articoli di questi due giorni che i concerti del Todays Festival sono stati in gran parte un flop — a parte, in attesa dei dati SIAE, i Massive Attack — con, in alcuni casi, poche centinaia di spettatori invece delle migliaia attese. Non si soffermano gli estensori, però, a valutare anche la dannosità della scelta della nuova sede del festival, non considerando evidentemente rilevante l’aspetto ambientale.

Chiederemo senz’altro ai vari responsabili i rendiconti ufficiali del festival, finanziari e ambientali, esamineremo i dati forniti e vi contrapporremo le nostre valutazioni, ma pensiamo si possa già affermare che il trapianto del Todays Festival al parco della Confluenza non è riuscito: era prevedibile, perché difficilmente da un furto con destrezza può venire qualcosa di buono.

Si è scippato il nome a un evento consolidato, di dimensioni temporali e di affluenza moderate, che era inserito in uno spazio consono, per cercare di convertirlo in grande evento. E per renderlo economicamente sostenibile è stato deciso di ospitarlo in un’area molto più grande dove potessero essere organizzati pochi e costosi concerti di grosso richiamo con più spettatori e un biglietto d’ingresso non per tutte le tasche. Oltre che lo sperato ritorno economico, si è cercato un vistoso ritorno di immagine necessario per giustificare il cambiamento. E l’area individuata è stata il parco della Confluenza.

Si è scippato quindi alla popolazione un parco pubblico, apprezzandone soltanto la cubatura, il valore estetico della sua collocazione utile a richiamare pubblico e la facilità di gestione: una location fornita gratuitamente dal Comune, prêt-à-porter per un festival in parte finanziato con denaro pubblico.

Gli abitanti della zona hanno subìto i disagi e non hanno avuto alcun ritorno, e anche questo era scontato, visto che l’evento non è stato pensato né con loro né per loro, ma piuttosto contro di loro, che hanno dovuto subire la chiusura della pista ciclabile, dei decibel aggiuntivi rispetto a quelli della zona già molto trafficata, un’area verde confiscata. Qualcuno cerca di costruire una narrazione che descriverebbe gli eventi di questo tipo come una opportunità per ripulire il parco dagli schiamazzi e dai rifiuti, finendo — attraverso una spirale legalitaria — per estromettere ancora di più gli abitanti del quartiere dal parco e giustificare invece la speculazione sul verde pubblico. Un sotterfugio indegno di una buona amministrazione. Così come accompagnare a questa menzogna l’allontanamento delle famiglie rom, nel quartiere in cui ha sede il Centro Interculturale.

Si è scippato un rifugio alla fauna selvatica, e pare che uno degli sponsor del Festival, l’ormai onnipresente e onnivora IREN, sia responsabile anche dei lavori di manutenzione del ponte diga che hanno prosciugato mezzo fiume, rendendo come ogni anno difficile la sopravvivenza degli uccelli, specialmente di certe specie come Folaga e Svasso maggiore che in questo periodo hanno nidiate di pulli da svezzare. Non sarà il caso di ripensare tempistiche, durata e modalità di queste manutenzioni e pulizie fluviali, anche tenuto conto delle temperature torride di fine agosto?

Come se non bastasse, il 29 agosto vi è stato pure un avvio dei lavori anche nel parco del Meisino, per l’indesiderata Cittadella dello Sport, senza cronoprogramma né cartelli - quindi non in conformità con quanto previsto dalla normativa.

Purtroppo il danno ambientale del Festival c'è stato lo stesso, perché la minor affluenza di persone al Festival non ha significato un minor uso di luci e di fumi da spettacolo, anche al di là delle prescrizioni, né decibel inferiori. E a quanto abbiamo potuto intravedere da lontano, dato l’ampio transennamento del parco, un’ampia fascia di prato è inaridita, così come secca è l’erba tagliata per formare vie di accesso all’area del festival.

Oggi leggiamo finalmente una presa di posizione da parte della Direttrice dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese, che invita a considerare altre aree per questi eventi. L’Ente però ha emesso una Valutazione d’Incidenza Ambientale positiva (a 6 giorni dall’inizio dei concerti) così consentendo la realizzazione del Festival nel parco della Confluenza. Temiamo che fare marcia indietro sulle deboli prescrizioni emanate per questa edizione sarà difficile. Gli Assessori Purchia e Carretta annunciano che il nuovo bando sarà emesso a breve. Noi invece, per tutto quanto sopra, riteniamo che questa edizione del Todays debba essere ribattezzata Yesterdays (and Never More). Riteniamo finita l’era in cui parchi, spiagge, persino boschi si usavano come sedi per eventi musicali e di altro genere, con grande affluenza di pubblico. La conservazione ambientale esige di ripristinare le aree naturali: ora o mai più.

Il regolamento dell’Unione Europea, la Nature Restoration Law, e le prescrizioni sulle aree naturali restano lettera morta ma l’Assessora Purchia ha l’obbligo di lasciare in pace i parchi, perché la cultura non può prescindere dal rispetto dell’ambiente. E per quanto riguarda l’Assessore Carretta, vorremmo un grande assessore ai piccoli eventi, utili ai cittadini e compatibili con la natura, e non un piccolo assessore ai Grandi Eventi e alle ruote panoramiche. Non dimentichiamo le responsabilità dell’Assessore al Verde Tresso, dell’Assessora all’Ambiente Foglietta e dell’Ente per la Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese e ovviamente del sindaco Lo Russo.

Continueremo a opporci a ogni abuso delle aree verdi pubbliche.

MAI PIÙ FESTIVAL SULLE AREE VERDI!

Contro lo sfruttamento del verde pubblico
Salviamo il parco da Lo Russo&Co!
No Todays alla Confluenza 

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